Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo - Tomo II by J.C.L. Simondo Sismondi

Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo - Tomo II by J.C.L. Simondo Sismondi

autore:J.C.L. Simondo Sismondi [Sismondi, J.C.L. Simondo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-09-11T22:00:00+00:00


Dopo aver osservato questa debolezza, i suoi maneggi da capo di partito nelle città d'Italia, e le armate pontificie che riducevansi a poche compagnie, fa maraviglia il vedere lo stesso Innocenzo ingrandirsi a misura che s'allontana dalla sua sede, e parlar da sovrano al rimanente dell'Europa; ordinare ad Andrea, duca d'Ungheria, di andare in Terra santa perchè la sua presenza non turbasse il riposo del re suo fratello[317]; forzare questi a dichiarare la guerra a Culino, signore della Bosnia per castigarlo d'avere protetti gli eretici[318]; eccitare i re di Danimarca e di Svezia ad attaccar Suero, re di Norvegia, ed a spogliarlo della corona[319]; intimare a Filippo Augusto di ritirare dal monastero, e di ristabilire nei diritti di sposa Ingeburga di Danimarca, ch'egli aveva ripudiato, sottoponendo all'interdetto tutto il regno perchè Filippo non l'ubbidiva. Fu questo medesimo pontefice che obbligò a dichiararsi tributarj della santa sede prima il re di Portogallo[320], poi il re d'Arragona[321], più tardi il re ed il regno di Polonia[322], e finalmente quel Giovanni, re d'Inghilterra, che gli giurò fedeltà[323]. Le scomuniche e gl'interdetti non si resero mai tanto comuni quanto sotto Innocenzo III; nè altro papa si arrogò mai tanta parte nel governo temporale dell'Europa. Ma per grandi che fossero i talenti di questo pontefice, e l'arte sua nel risvegliare e tirar partito dalla superstizione del secolo, non era certamente in Italia dove la superstizione potesse renderlo potente; e per questo paese gli abbisognavano altre armi: non tardò ad avvedersene, e prese ben tosto miglior partito per fermare i progressi della fazione ghibellina, cercando in Francia un rivale che potesse un giorno opporre allo stesso Federico, quando il bisogno lo richiedesse.

Gualtieri, conte di Brienne, gentiluomo francese, aveva sposata la prima figlia di Tancredi, ultimo re della razza normanna. Sibilla, vedova di questo sfortunato monarca, dopo una lunga prigionia in Germania, durante la quale era morto suo figliuolo Guglielmo, era stata messa in libertà colle due figlie in conseguenza dei buoni uffici della santa sede. Questi sgraziati fanciulli erano stati arrestati contro la fede di un trattato quando Enrico VI conquistò la Sicilia: essi avevano rinunciato bensì al diritto ereditario della corona, ma a condizione che Enrico VI loro assicurasse i possessi che aveva il loro padre prima d'essere re, cioè la contea di Lecce ed il principato di Taranto. In vista di tale promessa avendo aperte al nemico le porte del palazzo e della rocca di Palermo, furono posti in prigione[324]. Gualtieri sposo della maggior figliuola di Tancredi, e suo immediato rappresentante, poteva vantare lo stesso diritto d'Enrico alla corona di Sicilia; e quando pure per l'illegittimità di Tancredi si volesse escludere da tale diritto, Gualtieri domandava almeno d'avere la contea di Lecce ed il principato di Taranto da Enrico promessi ai figliuoli di Tancredi, come prezzo della loro rinuncia alla corona. Innocenzo III accolse questa domanda, e la riconobbe legittima. Persuase Gualtieri a ripassare in Francia per assoldare una piccola armata; e quando fu di ritorno l'oppose a Marcovaldo; e così introdusse la prima volta i Francesi nel regno di Napoli.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.